screenshot 2024-03-12 120421
screenshot 2024-03-12 120421
screenshot 2024-03-12 120421
manraytracuiunafotolitografialesamoureux-alheuredelobservatoire

- Versione struttura del sito 2.0 aggiornata al 01-01-2024

- Dati aggiornati al 20-12-2024

zzz10secondscountdown
naviga 01 info generale
occhio
logodemosinergia

2020 03 29 POLIeTICA 002 (Togliere voce al populismo sulla democrazia) di Antonio Campo

2021-06-04 19:16

Antonio Campo

Demosinergia,

2020 03 29 POLIeTICA 002 (Togliere voce al populismo sulla democrazia) di Antonio Campo

Parliamo di VOTO PESATO …e dell’arte logica del “spingi chi ti tira, tira chi ti spinge e se tutti stanno fermi prendi forza”

Di cosa parliamo?

 

Parliamo di VOTO PESATO …e dell’arte logica del “spingi chi ti tira, tira chi ti spinge e se tutti stanno fermi prendi forza”

 

Vi vorrei dare un assaggio di un diverso metodo di democrazia rappresentativa che abbia come principale obbiettivo togliere “alcuni validi argomenti” a chi la delegittima e che finisce per avere gioco facile nel dar forza a metodi sempre meno democratici in termini di diritti, di partecipazione e pluralismo.

 

Del metodo che proverò ad illustrare ne esporrò solo un pezzettino nel tempo concesso perché cose complesse come la democrazia non possono essere gestite in modo semplicistico.

 

Questo metodo che da adesso lo chiamerò DEMOSINERGIA è applicabile sia ad un partito come a dimensioni territoriali-politiche quali un comune uno stato o una federazione di stati.

A noi potrebbe interessare la sua applicabilità ad un partito.

 

Risolviamo da subito la critica molto fondata che quanto più rappresentativo è un sistema democratico tanto più è difficile formare una maggioranza per poter governare.

 

Questa proposta risolve la questione rappresentatività-governabilità distinguendo il metodo per la rappresentanza politica dal metodo di realizzare sempre e comunque una maggioranza politica necessaria al governo senza ricorrere a soluzioni che costringano a deformare la proporzionalità della rappresentatività o che inficino la rappresentatività elettiva con metodi non rappresentativi.

 

Per aiutarmi nell’esposizione utilizzo un acronimo ITPS che sta rispettivamente per (Identità, Tempo, Partecipazione, Selezione) che sono elementi decisivi nell’espressione del voto. Tali aspetti OGGI vengono rappresentati indistintamente in un solo voto dato all’eletto ma che dovrebbero (e possono) essere DOMANI distinti ed essere misurabili sia nella tipologia quanto nella loro variazione.

 

Prendendo la “I” che sta per IDENTITÀ questa è uno dei due elementi che si utilizza per una scelta di delega.

Si sceglie un delegato per affinità con le proprie idee e finalità (voto identitario) e si sceglie per fiducia nelle sue capacità di realizzarle o comunque di dare un peso politico significativo ad esse (voto fiduciario).

 

Gli elettori li possiamo quindi dividere in due tribù quelli che sono IDENTITARI ovvero che se l’eletto ha affermato che su 4 punti non si accettavano compromessi essi stessi non ammettono compromessi …mentre i FIDUCIARI ovvero quelli che hanno fiducia nelle capacità di valutazione e scelta dei delegati nel realizzare quanto più possibile quei 4 punti qualificanti (ma possibilmente anche altri che diventano  più significativi nelle concomitanze contingenti prima inimmaginabili) sono disposti a farsi guidare nelle mediazioni funzionali a massimizzare i punti realizzabili nella situazione data e creatasi.

 

ESEMPLIFICHIAMO

 

Oggi un delegato eletto con 100 voti esprime 1 voto nelle sedi decisionali o legislative. Ipotizziamo che 50 di quegli elettori siano IDENTITARI e 50 siano FIDUCIARI e che il partito faccia un compromesso su 2  di quei punti imprescindibili:

 

CASO 1 se l’eletto segue il partito è un traditore falso ed opportunista per 50;

 

CASO 2 se cambia bandiera per non venir meno a quanto promesso è un traditore falso ed opportunista per gli altri 50.

 

SOLUZIONE

Se inseriamo il metodo del VOTO PESATO per cui ogni eletto esprima non 1 voto ma i voti ricevuti (in questo caso 100) e che i voti ricevuti siano distinguibili i voti FIDUCIARI in quanto dati direttamente a lui con voti di preferenza dai voti IDENTITARI dati al partito vediamo cosa succederebbe?

 

CASO 1 se l’eletto segue il partito coloro che hanno dato un voto IDENTITARIO al partito ne saranno felici o se ne faranno una ragione ma non potranno dare del traditore od altro all’eletto;

 

CASO 2 se l’eletto cambia bandiera per non venir meno a quanto promesso per coloro che gli hanno dato la fiducia direttamente ne saranno felici o se ne faranno una ragione in forza alla fiducia che hanno riposto in lui e questi porterà con se i 50 voti DIRETTI mentre i 50 voti del partito saranno riassegnati agli altri eletti dagli iscritti del partito e nessuno potrà recriminare furto di voti.

 

Se il voto di preferenza dato al partito può essere dato come PREFERENZA  ad una corrente dello stesso abbiamo che la distinzione tra i voto IDENTITARI ed i voti FIDUCIARI sia ancora più rispondente alla realtà e legittimante per gli eletti di fare ciò che in coscienza si sentono di fare e per gli iscritti di poter modificare il perso di voto degli eletti per la parte di voti dati al partito o ad una corrente di esso anche dai votanti non iscritti.

 

Prendendo la “T” che sta per TEMPO possiamo dire, senza tema di smentita, che oggi si percepisca (la cosiddetta luna di miele tra elettori ed eletti) ovvero la legittimazione degli eletti ottenuta con un voto universale valevole per circa 6 mesi e certamente non corrispondente ad una legislatura di 5 anni.

Il fattore tempo gioca molto nella legittimazione identitaria così come in quella fiduciaria.

 

ESEMPLIFICHIAMO

 

L’elettore può essere paziente o impaziente:

 

CASO 1 impaziente MASSIMALISTA vuole tutto e subito ed è disposto anche a fare il matto (rivoluzionario) questo tipo di elettore dà poco tempo all’eletto e non si accontenta di qualche risultato;

 

CASO 2 paziente MASSIMALISTA è convinto che non si debba cedere su niente e che col tempo si otterrà tutto senza compromessi (idealista) questo tipo di elettore dà molto tempo all’eletto;

 

CASO 3 impaziente MINIMALISTA vuole almeno qualche risultato, anche incompleto, ma nella direzione desiderata (pragmatico) questo tipo di elettore dà poco tempo all’eletto se non si vede almeno qualche risultato;

 

CASO 4 paziente MINIMALISTA è convinto che avendo pazienza e determinazione anche piccoli traguardi si otterrà tutto ma di creare le condizioni per ottenere gran parte di quanto desiderabile.

 

SOLUZIONE

 

Mantenendo la durata del mandato di un eletto di 6 anni (perché l’eletto possa mettere a frutto esperienza e s’impegni in progetti di ampio respiro) il suo peso di voto dovrebbe cambiare in base a elezioni generali ogni 2 anni ed in base alla riassegnazione dei voti dati dagli elettori ai partiti o loro correnti anche ogni 3 mesi modificabili dagli iscritti al partito o alla corrente di esso tenendo così conto sia dell’impazienza o pazienza sia del massimalismo che del minimalismo degli elettori che cambiano il loro consenso sia se le cose restino immutate sia che esse mutino ma non rapidamente quanto desiderato o non nel senso desiderato.

 

Prendendo la “P” che sta per PARTECIPAZIONE possiamo dire che la popolazione di un territorio è divisibile in 2 quelli che hanno diritto al voto e quelli che non lo hanno. Di quelli che hanno diritto al voto dividiamola in 4 gruppi:

 

1 il 20% che voterebbe in continuazione perché politico, dirigente o attivista;

 

2 il 30% che voterebbe anche nei momenti di consultazione di partito tipo primarie o referendum;

 

3 il 20% che vota solo alle politiche ed amministrative e non vuol essere disturbato troppo;

 

4 il 30% che non vota mai o vota raramente.

 

La DEMOSINERGIA permette:

 

1 agli iscritti dei partiti di gestire il consenso in modo dinamico e oggettivamente misurabile di coloro che votano “ogni tanto” e delegano il partito alla gestione del loro consenso da affidare agli eletti;

 

2 ai politici ed amministratori di avere una misurazione oggettiva e aggiornata del proprio consenso;

 

3 a chi vota ogni tanto permette di vedere cosa se ne fa del proprio consenso in base al tipo di delega che si è data al momento del voto senza possibili recriminazioni di truffa ma a ripensamenti legittimi di scelta quando vi saranno le votazioni generali;

 

4 agli iscritti si permette di essere determinanti e la fatica della partecipazione può essere modulata in grandi elettori, sostenitori e simpatizzanti sempre in modo misurabile.

 

Notare come questo un aspetto della Demosinergia valorizzi particolarmente la partecipazione degli iscritti e dia legittimità coerente con il tipo di delega espressa della gestione del proprio consenso d parte degli eletti.

 

 

Prendendo la “S” che sta per SELEZIONE

 

Possiamo dire che il sistema elettivo è sostanzialmente un sistema elitario e di voto di scambio.

 

Oltre all’elezione vi sono altri modi di selezione della classe politica e dirigenziale:

 

1 il concorso per titoli, esami e profili è propedeutico alla scelta di un’ampia rosa di candidati ma poi, una volta garantita che tutti i candidati abbiano un livello ottimale, è preferibile che la scelta finale avvenga per estrazione evitando gratitudini e pressioni indebite;

 

2 quando vi è uno stallo politico legislativo invece di andare a votazioni o fare maggioranze basate sul voto di scambio si ricorre ad un parlamento di estratti a sorte selezionati con criteri di (non conflitto d’interessi e competenza sufficiente per il tema) che dibatte la singola questione per alcuni giorni (quindi non partecipa ad un sondaggio ma elabora una consapevolezza e poi una sintesi politica) e poi assegna un premio di maggioranza di voti (proporzionale al consenso trovato su una proposta prevalente) ad una certa forza politica o al governo con dei paletti perché poi questi (i tecnici della politica) definiscano i dettagli.

 

La selezione dei legislatori tramite elezione avviene:

 

Posto che il parlamento sia fatto da 3 gruppi parlamentari di 100 eletti ognuno e che il mandato di ogni parlamentare è di 6 anni ed ogni 2 anni si rinnova un terzo del parlamento e contestualmente si rinnova anche il peso di voto di tutti i parlamentari.

 

Per il rinnovo di un terzo si procede in un doppio turno.

 

Nel primo turno si divide il territorio in 20 collegi da 4 eletti per un totale di 80 eletti fra coloro che come partito hanno avuto i 4 maggiori risultati.

 

Per i restanti 20 eletti si sottraggono i voti minimi necessari per un eletto per ogni eletto vincente nei territori in capo ad una forza politica e sommando tutti i resti a livello nazionale si assegna l’eletto ai più alti resti fino a 20 eletti.

 

Ciò assicura sia una rappresentanza legata al territorio senza però escludere le rappresentanze molto diffuse e mai prevalenti nessun territorio.

 

Nel secondo turno si assegnano le preferenze dirette agli eletti o ai partiti o a correnti degli stessi attribuendo così agli eletti un peso di voto personale e ai partiti un peso di voto da suddividere agli eletti di riferimento.

 

 

Fermiamoci qui anche se i concetti che si combinano in sinergia fra loro sono vicini a molte decine di cui è disponibile una versione riassuntiva di circa 280 pagine A4 richiedibile in copia gratuita allo scrivente tramite con e-mail antonio.campo@email.it .

 

 

Grazie per l’attenzione e buon viaggio nello spazio mentale su questo nostro azzurro pianeta terra.

 

Vi faccio notare che in questi giorni professori emeriti giuristi di costituzionalismo come Michele Ainis parlano di possibilità di selezionare una parte della rappresentanza a sorteggio indicando come fonte corroborativa di tale idea studi di professori di matematica che dimostrano il miglioramento.

 

(La data dell’articolo è relativa alla sua prima pubblicazione sui social)

 

Antonio Campo

20200329polietica002toglierevocealpopulismosullademocraziadiantoniocampo-1622823301.jfif
Create Website with flazio.com | Free and Easy Website Builder