Faccio alcune riflessioni.
L’agenda politica tra la contingenza, la popolarità o consenso, la visione e la gestione del quadro politico.
· La visione si basa sullo sviluppo di tavoli tematici che attingano alle migliori esperienze e nel “non accontentarsi di ottimizzare l’esistente” ma nel “immaginarne e determinarne una forma possibile auspicabile” creandone condizioni prima non presenti.
· La gestione del quadro politico è data dalle doti politiche personali dei Leader e come diceva Don Abbondio rivisto e corretto: “il Leader se non ce l’hai non te lo puoi dare”.
· La contingenza rende opportunisti e affoga la visione nell’urgenza la qual cosa è l’opposto di una politica costruttiva anche se nella contingenza si possono fare “le mosse del cavallo” se funzionali a mantenere fluida e plasmabile alla propria azione politica.
· L’inseguimento della popolarità e del consenso è funzionale ad avere la forza politica da poter poi spendere anche a costo d’impopolarità e quindi non è un valore assoluto ma solo un bene strumentale e funzionale.
L’organizzazione politica di un partito.
· Il COVID-19 ci imporrà (per molti mesi o anni) una forma partito in cui i contatti di elaborazione politica utilizzeranno sempre più i mezzi telematici e digitali e quindi questi strumenti devono essere utilizzati al meglio strutturandoli finemente.
· La forma partito dei Leader a Strascico sulla contingenza (immagine di una rete che cattura tanti pesci) deve sostituirsi ad una forma partito dei Leader Coltivatori sulla visione (immagine di chi progetta una coltivazione variegata e semina e struttura in modo da ottenere un buon risultato nei vari momenti che i frutti necessari saranno pronti).
· La forma partito coltivata deve strutturarsi in modo che la partecipazione di tutti coloro che pur eccellenti non si vogliono dedicare alla politica a tempo pieno sia agevolata e coltivata. Per rimanere in metafora la coltivazione, in Italia Viva, deve basarsi sui tavoli di lavoro tematici ma sviluppati con strumenti digitali.
· In ultimo la misurazione del consenso e la sua “educazione interna” deve passare dall’artigianato politico “a sensazione” alla misurazione oggettiva non solo quantitativa ma anche qualitativa “voto pesato”. Se misurazione del consenso può sembrare chiara (e non lo è) il termine “educazione del consenso” può far storcere il naso a molti ma è ciò che avviene ed è già avvenuto quando i Leader fanno delle scelte politiche contingenti che non sembrano coerenti con gli atteggiamenti politici decisi in precedenza ma se non fossero presi, nella contingenza, avrebbe portato ad una eterogenesi dei fini (o per dirla cafona a voler essere coerenti si sarebbe voluto ottenere o approssimare ad una cosa ed invece s’otterrebbe lo scenario peggiore possibile).
Conclusione.
Darsi un’organizzazione interna in cui lo strumento telematico prevalga nella forma partito permettendo una elaborazione di temi locali e nazionali capillare.
Darsi un metodo di misurazione del consenso interno e della formazione dello stesso meno umorale e più oggettiva e tracciabile.
A tal fine, lo scrivente, ha un progetto complesso, dettagliato ed innovativo che bypasserebbe le problematiche della misurazione del consenso e del rapporto eletti e sostenitori disponibile a chi voglia prenderne visione.
(NB: la data dell’articolo fa riferimento alla sua prima pubblicazione nei social)
Antonio Campo
