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PROGETTO DIDATTICA

DIGITALE INTEGRATA

2021 04 14 (A proposito di reclutamento: dalla contingenza alla scuola che verrà) di Mauro Levratti

 

A proposito di reclutamento: dalla contingenza alla scuola che verrà.

Appunti e annotazioni a margine dell’avvio di una discussione (martedì 13 aprile 2021)

 

 

(Mauro Levratti)

In relazione al reclutamento degli insegnanti la situazione contingente mi sembra presenti annose e sin qui irrisolte complicazioni.

Schematizzando - non so quanto correttamente -  ci si divide fra chi teme le forme di reclutamento fortemente semplificate proposte da Brunetta - che pare escludano i più giovani o chi non può far pesare esperienze pregresse di insegnamento; chi è a favore di soluzioni concorsuali finalizzate a selezionare “i migliori insegnanti” (Toccafondi di IV, parte del PD, 5S?); chi è a favore di una stabilizzazione dei precari (Lega ... Antonio Lepre?)

 

Non so quale possa essere la soluzione più sensata - la meno peggio - in rapporto al contingente. Mi servirebbe maggiore documentazione e confronto.

 

Se tuttavia provo a ragionare “come se l’esistente non ci fosse” (Gennaro Mirabella) - per tornare poi all’esistente - mi sembra che la linea Toccafondi e & rischi di essere ideologica, retorica, ecc.     Selezionare i migliori insegnanti ... ma rispetto a quale scuola? E’ sufficiente la “presenza” per qualificare la scuola che vogliamo? Come sono fatti, che caratteristiche hanno o dovrebbero avere i concorsi per riuscire a selezionare in astratto - a prescindere direbbe Totò - i migliori insegnanti?

Per cui finisco con il concordare più con Antonio Lepre (e forse anche con la Lega) per una stabilizzazione di cui si cerchi almeno di esplicitare condizioni (quante e quali esperienze pregresse di insegnamento) e modalità (utilizziamo in modo non o “meno” formale gli strumenti di cui già oggi disponiamo al fine di evitare di stabilizzare i casi sociali - Gennaro Mirabella).

 

Se concordo (forse) - in relazione al contingente - con la Lega, è però per ragioni opposte a quelle della Lega. Non per raccogliere consensi “a prescindere”, ma per non fare mistificazioni.

Oggi occorre dire alle famiglie e al paese ...  che non siamo in grado di realizzare un reclutamento convincente perché non siamo in grado di collegare il reclutamento ad un progetto di scuola convincente. Per questo oggi ha più senso un reclutamento “possibile” - anche se non in assoluto il più “desiderabile” - piuttosto che un reclutamento che si presenta demagogicamente come quello dei “migliori insegnanti”, e che lascia in ombra la questione principale: qual è la scuola che verrà? E come si formano e si reclutano i suoi insegnanti?

 

La questione è politica (si diceva un tempo) e non solo connessa al dopo pandemia.

 

Oggi su Linkiesta C. Rocca propone a Renzi una Leopolda costituente di un partito liberal democratico il cui programma preveda che 1. il governo Draghi continui fino alla scadenza naturale della legislatura; 2. qualunque sarà la legge elettorale con cui si andrà a votare nel 2023, al nuovo Capo dello Stato andrà proposto come presidente del Consiglio ancora Mario Draghi; 3. l’adozione dell’Agenda Biden per ricostruire le infrastrutture, aumentare i posti di lavoro, difendere le famiglie e salvaguardare il pianeta.

 

Io non so se Renzi sia interessato.

Mi sembra comunque rilevante che la questione sia stata posta. E se la prospettiva disegnata - quella di un governo Draghi di legislatura - fosse davvero messa all’odg, in quella prospettiva, al di là dell’Agenda Biden, il tema della “scuola che verrà” sarà centrale (ed attuale e sensato  - oggi - il nostro appello).

 

In relazione quindi alla “scuola che verrà”, il tema del reclutamento mi sembra che - all’interno del confronto fin qui svolto - sia stato disaggregato nei seguenti ambiti: A, B, C.

 

A. Da parte di tutti i partecipanti si condivide l’esigenza di una formazione iniziale (un master per la docenza), post laurea, come condizione necessaria per accedere all’insegnamento.

 

La materia era disciplinata dal Decreto legislativo 59/2017 entrato in vigore 31 maggio 2017, relativo alla formazione iniziale e alla selezione dei docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado.

 

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Tratto da https://www.ebookscuola.com/

 

Il 31 maggio 2017 è entrato in vigore il Decreto legislativo 59/2017 relativo alla formazione iniziale e alla selezione dei docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado. Per la scuola primaria e dell'infanzia restano in vigore le precedenti regole: concorsi triennali a cui si accede con il possesso dell'abilitazione (Laurea in Scienze della formazione primaria o Diploma magistrale conseguito entro il 2001/2002).

La nuova normativa introduce un nuovo percorso triennale per la formazione iniziale dei docenti, previo superamento di un concorso per titoli ed esami, denominato percorso FIT (formazione iniziale, tirocinio e inserimento), superato il quale si raggiunge l’assunzione a tempo indeterminato. Il FIT consente dunque di acquisire la specializzazione (che sostituisce la precedente abilitazione all’insegnamento) e il ruolo.

Vi si accede esclusivamente tramite concorso: ogni candidato può concorrere in un’unica regione, sia per posti comuni che per i posti di docente di sostegno. I requisiti per accedere sono costituiti dal titolo di studio (oltre ad eventuali esami/crediti) previsto dal nuovo regolamento delle classi di concorso (DPR 19/16 come integrato e corretto dal DM 259/17) e dal possesso di 24 crediti formativi (CFU/CFA) in discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche. Per gli insegnanti tecnico pratici (ITP) non è richiesto il possesso di questi ultimi 24 CFU.

Le prove di concorso per l’accesso al FIT sono 4:

1. Una prova scritta su una disciplina a scelta relativa alla classe di concorso

2. Una prova scritta sulle discipline antropo-psico-pedagogiche e sulle metodologie e tecniche didattiche

3. Una prova scritta (solo per i posti di docenti di sostegno) su pedagogia speciale e didattica dell’inclusione

4. Una prova orale finale.

Superato il concorso, si accede al FIT di tre anni con frequenza obbligatoria, firmando un contratto con l’Ufficio Scolastico Regionale (USR) e scegliendo un ambito territoriale nel quale svolgere la professione.

Lo svolgimento, nel dettaglio:

Il 1° anno è dedicato ad attività di studio, tirocinio diretto (250 ore) e indiretto (150 ore) e si conclude con l’esame finale e il diploma di specializzazione - retribuito con 600 euro lordi mensili per 10 mesi

Il 2° anno prevede tirocinio, attività di studio e supplenze brevi (fino a 15 giorni) - retribuito con 600 euro mensili lordi per 10 mesi lo stipendio per le supplenze

Il 3° anno si giunge ad un incarico di supplenza annuale con stipendio pieno, con valutazione finale che, se positiva, comporta automatica assunzione a tempo indeterminato presso l’ambito scelto.

Il primo concorso verrà bandito entro la fine del 2018, la cadenza sarà biennale.

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Dal 2019 la normativa viene modificata.

 

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Tratto da  http://www.unife.it/

 

Percorso annuale di formazione iniziale e prova per l'accesso ai ruoli d'insegnamento

...

L'ultimo aggiornamento, approvato contestualmente alla Legge di Bilancio 2019, precisa che per accedere ai concorsi a cattedra è necessario conseguire la laurea magistrale e ottenere, anche in forma curricolare, 24 crediti in discipline antropo - psico - pedagogiche ed in metodologie e tecnologie didattiche (sono esentati i soggetti in possesso di abilitazione per altra classe di concorso o per altro grado di istruzione). I vincitori di concorso saranno assunti a tempo indeterminato e svolgeranno un anno di prova, ripetibile, e formazione. In caso di valutazione positiva il docente è confermato in ruolo e rimarrà nella stessa scuola in cui ha svolto l'anno di prova anche per i successivi 4 anni.

Per partecipare al concorso è necessario possedere:

•            titolo di accesso in una classe di concorso e i 24 cfu sopra citati, oppure

•            abilitazione sulla specifica classe di concorso o in altra classe di concorso o altro grado di istruzione e possesso del titolo di accesso nella classe per cui si concorre.

Coloro i quali abbiano maturato 3 anni di servizio negli ultimi 8 anni precedenti alla prova concorsuale, accederanno al medesimo concorso, con il solo esonero sul requisito dei 24 cfu e una quota riservata di posti, pari al 10%, per il solo primo concorso.

Come titoli saranno in particolare valorizzati:

•            dottorato di ricerca

•            abilitazione specifica conseguita attraverso percorsi selettivi di accesso

•            superamento delle prove di un precedente concorso ordinario per titoli ed esami nelle specifiche classi di concorso

•            titoli accademici nell'ambito della pedagogia speciale e didattica dell'inclusione.

Dal 2019 scompare quindi il FIT, il percorso triennale di formazione dei docenti inizialmente previsto dal D.lgs 59/17.

Per accedere al ruolo su una materia è quindi necessario

1.          possedere uno dei requisiti sopra descritti

2.          risultare vincitori di un concorso a cattedra

3.          superare positivamente un anno di formazione e prova per confermare il ruolo.

Il superamento delle prove concorsuali costituisce abilitazione all'insegnamento per le classi a cui si concorre. Per i posti comuni le prove scritte sono due e un orale, in cui si verifica anche il possesso della conoscenza di una lingua straniera europea almeno a livello B2.

Il concorso è nazionale, su base regionale. Ogni candidato può scegliere una sola regione in cui concorrere, dove entrerà, se vincitore, in ruolo. Ogni candidato inoltre può scegliere una sola classe di concorso per grado. Nello specifico, si potrà quindi concorrere distintamente per una classe per l'insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado, una classe per la scuola secondaria di primo grado, una classe per il sostegno.

I posti sono banditi sulla base del fabbisogno, in base ai posti vacanti per il primo e secondo anno successivo alla prova. La graduatoria sarà composta da un numero di partecipanti pari, al massimo, ai posti messi a bando. Accederanno al percorso annuale di formazione e prova solo i vincitori di concorso. I vincitori che siano in posizione utile su più graduatorie dovranno optare per una sola e su quella accettare l'immissione in ruolo. Le graduatorie hanno validità biennale dall'anno scolastico successivo alla loro approvazione. Coloro che hanno superato tutte le prove ma non risultano vincitori, se è raggiunto il numero di posti messi a bando, otterranno comunque l'abilitazione.

I docenti ammessi al percorso annuale di formazione e prova saranno impegnati in:

•            progettazione didattica annuale con assistenza di un tutor

•            stesura di un progetto di ricerca-azione

•            verifiche in itinere, a cui dovranno essere dedicate almeno 24 ore

•            elaborazione del portfolio professionale, inclusivo del bilancio di competenze iniziale e finale e del piano di sviluppo professionale

•            svolgimento effettivo di almeno 180 giorni di servizio, dei quali almeno 120 giorni di attività didattica

•            colloquio finale.

 

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Occorrerebbe un grosso supplemento di ricerca per esplicitare il nesso (se c’è) fra il percorso di formazione iniziale previsto dalla normativa 2019 ed il corrispondente modello di scuola.

 

Qui preme per ora sottolineare solo che si tratta di un sistema concorsuale nazionale, su base regionale, in base al quale si costruiscono delle graduatorie ed il docente “in caso di valutazione positiva ... è confermato in ruolo e rimarrà nella stessa scuola in cui ha svolto l'anno di prova anche per i successivi 4 anni”.

 

A me (Mauro L.) sembra che:

-  si debba separare la formazione iniziale dall’assunzione ed inserimento di un insegnante in un determinata scuola

-  non vi debbano essere Concorsi nazionali

-  allo stato spetti la formazione iniziale uguale per tutti come presupposto per l’insegnamento

-  alle scuole spetti decidere chi assumere - fra quanti ne hanno titolo.

 

La formazione iniziale consisterà per una parte nella acquisizione di conoscenze, per una parte in un tirocinio. A conclusione positiva si rilascia titolo utile all’assunzione in una scuola.

 

A loro volta le scuole esplicitano il loro fabbisogno di docenti nei limiti della dotazione di organici prevista. 

“Chi meglio di una determinata scuola può conoscere ciò di cui ha bisogno” (Floriano Prampolini)  ... e quando ne ha bisogno aggiungerei ... non necessariamente in relazione alla cadenza temporale dei concorsi nazionali.

 

Inoltre (Mauro L.): un sistema di istruzione pubblico al cui interno operano scuole statali e scuole paritarie deve avere modalità di funzionamento uniformi non solo in relazione  a trasparenza bilanci, riferimenti per la elaborazione dell’offerta formativa, ecc. ma anche in relazione all’assunzione degli insegnanti..che le scuole private si scelgono, quelle statali no.

 

Occorre stabilire criteri e modalità in base ai quali una scuola statale può assumere insegnanti che abbiano titolo per accedere in qualsiasi scuola (statale o paritaria). E prevedere che tali criteri e modalità siano gli stessi nelle scuole statali ed in quelle paritarie.

 

Occorre definire i componenti dell’organismo preposto alla valutazione dei candidati (preside, rappresentante docenti, rappresentante genitori, figura esterna indipendente di garanzia ... ) e i criteri e le modalità (valutazione del titolo relativo formazione iniziale, CV, esperienze pregresse relative non solo all’insegnamento, periodo di prova ? ...).

 

Nel contratto di assunzione si prevede la durata del contratto (min. a garanzia della continuità didattica - max a garanzia di una scelta di mobilità), criteri e modalità di rinnovo nel quadro di una normativa di riferimento nazionale.

 

Un simile sistema non potrebbe eliminare il precariato e rendere fisiologico il ricorso a supplenti? Non potrebbe liberare la mobilità da vincoli burocratici e condizionarla da un lato ai fabbisogni delle scuole, dall’altro alla scelta di vuole intraprendere la carriera del docente, ancorando tali scelte a condizioni di fattibilità reali? Non gonfiando il sistema di aspettative che si ritorcono contro tutti.

 

Inoltre  (Giovanna Borrello):

-  qual è il rapporto fra sistema scolastico e sistema universitario?

-  esistono delle caratteristiche comuni nella formazione degli insegnanti e  nell’insegnamento, dall’asilo fino all’università?

-  quale confronto fra il modo in cui si fa reclutamento nelle università e nella scuola?

 

 

B. Contenuti e caratteristiche della formazione iniziale devono essere congruenti con il modello di scuola - la cui definizione deve precedere logicamente e concretamente formazione iniziale e reclutamento.

 

Gennaro Mirabella:

- dalla centralità della disciplina alla centralità della didattica.

 

Mauro Levratti:

-  ridurre la frammentazione disciplinare affinché la disciplina possa avere valenza formativa e l’insegnamento non sia solo trasmissivo (Google è meglio)

-  dalla didattica centrata sulla lezione frontale, alla didattica laboratoriale

-  non circoscrivere la relazione docente / allievo all’interno del gruppo classe - concepito come un sistema chiuso e giustapposto a quello degli altri docenti del Cdc -  ma come una relazione che si costruisce in un una pluralità di ambiti e modalità (lo spazio più ampio dell’aula, l’aula, i contesti lavorativi, le sedi di prossimità, l’ambito domestico ... la presentazione frontale - in presenza e/o digitale - di contenuti, l’interazione in piccoli gruppi, l’interazione digitale individuale ... )

 

Antonio Campo

- gli studenti hanno tempi e stili di apprendimento differenziati

-  non siamo più all’età della pietra o dei gessetti e lavagna per cui la digitalizzazione apre a possibilità di formazione ed istruzione integrata con le forme in presenza capace di formazione continua e personalizzata a tutte le età.

-  i link della didattica non frontale e a distanza

 

C. Criteri e modalità  di sviluppo / avanzamento di carriera  (Antonio Campo)

 

Mauro Levratti